lunedì 3 giugno 2013

Disraeli e la Macchina

— Sa, lei è proprio la persona che fa per me oggi, Mallory. Lei se ne intende di Macchine, vero?
— Oh?
— È una dannata cosa che ho comprato mercoledì scorso. Il commesso mi ha giurato che mi avrebbe reso la vita più facile.[...]
Mallory vide che Disraeli si era comprato una Macchina da Scrittura Colt & Maxwell[...]
Mallory aprì lo sportello laterale della macchina, fece passare il nastro perforato attraverso i rulli, poi controllò lo scivolo della carta a soffietto. Disraeli non aveva inserito adeguatamente i denti. Mallory si sedette sulla sedia, azionò il pedale e afferrò le manopole. — Cosa devo scrivere? Mi detti qualcosa.
— "Sapere è potere" — disse subito Disraeli.[...]
— Posso scrivere molto più in fretta! — si lamentò Disraeli. — E in una calligrafia molto migliore!
— Sì — disse Mallory pazientemente — ma non può ricaricare un nastro; basta un po' di colla e un paio di forbici, e il nastro perforato può essere fatto girare all'infinito, e la Macchina stampa pagine finché lei spinge sul pedale. Tante copie quante ne vuole.

da "La macchina della realtà", Terza Iterazione.


Questo dialogo si svolge nel romanzo, fra Edward "Ned" Mallory e Benjamin Disraeli. Il mondo, ormai quasi "infestato" dalle macchine, del romanzo non sembra avere segreti per Disraeli, che è scrittore di successo, ma sembra inizilamente restio ad accogliere una macchina nel suo ufficio da "professionista" della scrittura. Si noti la frase che Disraeli vuole che Mallory scriva: è un motto baconiano, che in realtà riassume la filosofia di vita del personaggio, difatti Disraeli si mostra interessato, quasi fosse stata un'altra persona a lamentarsi poco prima della macchina, non appena Mallory ha finito di spiegargli il meccanismo. 

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